Thursday, September 25, 2008

Lefkada, kite surf, mare e poesia dalla Grecia




11 Agosto 2008, sono trascorsi 7 lunghi mesi dalla mission in Sudamerica, da dove ho riportato tante indimenticabili emozioni quanto una forte epitrocleite, che mi ha costretto a lunghe e seccanti terapie. Il termico di casa comincia a farsi desiderare ed io ho avuto proprio in questi giorni l’ok dal Dr. A. Gherardini “stimato ortopedico, nonché amico e sportivo” per tornare a surfare le onde con il mio amato kite. Ora non resta che trovare un posto ventoso, vicino ed economico.
C’è una terra in cui ha avuto origine la storia della civiltà occidentale, da sempre regala interesse ed emozioni ai turisti con i suoi monumenti e gli splendidi paesaggi naturali. Il territorio del paese comprende oltre duemila isole nel Mar Egeo e nel Mar Ionio, di cui una sola piccola percentuale abitate, la vetta più alta è il Monte Olimpo, importante fonte di ispirazione di artisti e poeti del presente e del passato.

Ore 13,00 del 15 agosto, Wel ed io ci mettiamo in viaggio sulla strada priva di traffico sino al porto di Bari. Trascorriamo la notte bivaccando con un gruppo di turisti stranieri sul ponte di dritta, costantemente spazzato da un vento caldo ed avvolgente. Alle prime luci dell’alba , con un ora di fuso, entriamo nel porto di Igoumenitsa. Percorriamo la strada panoramica per circa due ore sino a scorgere su un’isoletta il castello di Haghia Mavra (Santa Maura, costruito dal Siciliano G.Orsini nel 1300), questa vista ci rallegra (nonostante l’incomprensibili scritte delle indicazioni, non abbiamo sbagliato strada). A questo punto dobbiamo solo attraversare il ponte levatoio che collega la terra ferma con la ventosa isola di Lefkada, costeggiamo il porto ricco di velieri di ogni stazza, da dove notiamo i 6 vecchi mulini a vento che caratterizzano lo spot di Milos Beach.

Pensavamo di trovare il Meltemi che già dalle prime ore del giorno spazza sull’isola di Paros, ma ben presto ci rendiamo conto che qui c’è un ottimo Termico con intensità costante di 20 nodi, soffia inaspettatamente side-on da sinistra (dove il promontorio riflette sull’acqua turchese della baya), tutti giorni da Giugno a Settembre sin dalle prime ore del pomeriggio. La lunghezza della baya permette di provare qualsiasi cosa avendo la sicurezza di tornare a riva, anche se la presenza di scogli sotto risacca, obbliga ad uscire in bodydrag. A causa dei molti kiters e turisti di passaggio, abbiamo trovate situazioni diverse per il pernotto. Così tutte le mattine mi univo agli altri ospiti della casa per preparare la colazione, discutendo sulle escursioni e visite culturali da fare sull’isola, prima di rientrare per l’immancabile appuntamento che Eolo ci fissava alle 14,30. Scopriamo che Lefkada è una classica meta turistica greca con molti battelli per le escursioni verso le isole “minori”…costeggiamo l’isola dalla parte orientale verso Vasiliki, restando sorpresi per le innumerevoli calette ed insenature ricche di rigogliosa vegetazione, superato il villaggio dei pescatori di Lyghià, arriviamo nel porticciolo di Nidri.

Da qui si può notare la dimora signorile neoclassica del poeta A. Valaoritis, raggiungibile in pochi minuti di navigazione, dove però è vietato sbarcare in quanto Skorpiòs è l’isola privata di Onassis. Navigando ancora fra queste verdeggianti isolette, viene quasi da pensare di essere sulle calme acque di un lago svizzero, sino a quando la vista di Itaca ci anima di suggestivi ricordi dell’omerica odissea. Trascurando la parte occidentale dell’isola, dove la presenza di spiagge dorate facilita l’accesso al mare, siamo tornati verso Nidri per incamminarci verso il monte Elati (cima più alta dell’isola, 1.182m), sino a raggiungere le piccole ma suggestive cascate d’acqua gelida.

Dalla terrazza del Milos Beach (dopo le h15.00), si vedono a sinistra sfrecciare le lunghe tavole da windsurf e dall’altro lato saltare le colorate ali dei kiters; Una spettacolare danza di colori seguita da labili scie bianche… In tre dei dieci giorni di permanenza il vento ha superato 27nodi, condizione che ci ha permesso di surfare nella grande laguna di Nicolaus, secondo spot di eccellenza a pochi chilometri da Lefkada. La laguna è cinta da una lingua di sabbia al cui interno l’acqua (45cm per i primi 300m, poi diventa profonda) è perfettamente piatta, dove ci siamo divertiti a tutto freestyle. Dopo intere giornate a muovere la barra ed a prendere colpi di ogni genere, fame e stanchezza ci portavano a vivere con maggior piacere le cene a base di pesce, organizzate in giardino da Mara, moglie dell’affabile coinquilino Albano, anziché andare nei locali del vicino centro cittadino, dove per altro non siamo riusciti a consumare un buon pescato, costretti così a ripiegare come tutti sulla carne… ghiros ecc.

25 Agosto 08 Due giorni dal rientro in italia, fra centinaia di Kiters in mare scorgo una figura che mi lascia sbigottito, bolino su di lui e chiedo: <>nessuna risposta, faccio una virata stretta e sono alle sue spalle <<>>. Mi rendo conto che c’è troppo frastuono di vento e mare, non resta che attenderlo in spiaggia. Mezz’ora più tardi gli vado incontro , e certi l’uno dell’altro ci abbracciamo. Sono trascorsi 2anni dal giorno in cui l’uragano Wilma portò devastazione nel golfo del Mexico, dove ho stretto una indimenticabile amicizia con Foka e la sua famiglia. Il suo incontro rievoca in me le forti emozioni condivise con loro a Puerto Morelos.

27 Agosto 08 Giorno del rientro. Dagli oblò de bar di poppa osserviamo la grande scia della nave che naviga verso le coste pugliesi. Invito il mio amico Wel a pensare ai momenti vissuti così da poter fare ancora una volta un piccolo diario di viaggio: <>. Lasciamo il Monte Olimpo alle nostre spalle pensando che in tutto questo c’è più vita vissuta che inerte filosofia... Per non offendere gli Dei, proprio loro invochiamo a finché ciò si ripeta……
S.B.G.

ITACA
Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sara` questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
ne' nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l'anima non te li mette contro.
…Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos'altro ti aspetti?
Poesia di C. Kavafis



Wednesday, April 30, 2008

Kite Travel in Venezuela

  • 24 DICEMBRE 2007 ROMA-LISBONA-CARACAS-ISLA MARGARITA
  • COMPAGNO DI VIAGGIO WEL
  • 13 GENNAIO 2008 ISLA MARGARITA-CARACAS-LISBONA-ROMA


Viaggio in Venezuela



Dopo aver preso le solite info. Su vento spot e luoghi da visitare , e non tenendo conto delle raccomandazioni degli amici, parenti ecc. su Caracas che è città da evitare per l’alto rischio criminalità, si stabilisce la data per il nostro kitetravel.

24 Dicembre 2007 Wel ed io atterriamo a Caracas; nonostante la brutta sorpresa per le valige mancanti , non ci perdiamo d’animo e presa confidenza con il ritmo lavorativo del sud America , espletiamo le pratiche per la richiesta dei bagagli, uscendo così a tarda sera dall’area protetta certi della possibilità di ricevere il materiale al massimo entro 3gg. Prima di sottoporci al solito assalto di chi si propone quale taxista ufficiale, portabagagli o cambia valuta in nero, mi allontano dal mio compagno di viaggio per recarmi nel bagno del terminale; scorgo dietro la porta socchiusa degli attrezzi un tizio intento a contare un pacco di valuta corrente, mi avvicino e scherzando gli propongo di aiutarlo a diminuire il volume della sua carta moneta con pezzi singoli da 100€, ne esco poco dopo con seimilionitrecentomila bs (900€ cambiati a 7.0).

Divido il danaro con il mio amico, felice per il cambio favorevole, e saliti a bordo di un taxi anni 70 il cui potente V8 ci fa venire in mente il bassissimo costo della benzina (0,45€cen), percorriamo la ripida autopista verso l’altopiano a ritmo di Reggaeton. Usciti dal tunnel negli occhi una miriade di stelline, pensiamo a un fattore pressorio (Caracas è a 1000metri dall’aeroporto Simon Bolivar posto sul mare); mi ravvedo e dico: guarda Wel sembra un gigantesco presepio!! , ma il tassista ci spiega che quella miriade di luci corrispondono alle favelas brasiliane , da dove scendono le bande e i disperati dei ranchos . Consiglia di rientrare in hotel per le 21,00 perché la città cambia e(con essa la gente) non è difficile imbattersi nelle sparatorie , tanto da identificare Caracas come la seconda città più pericolosa dell’ America Latina dopo Bogotà.

Così l’emozione data da quel cielo notturno riflesso sulla montagna, viene sostituita dalla presa di coscienza di una realtà ben più oscura. Benché consapevoli delle difficoltà che avremmo trovato sul posto , condizioni igieniche non buone, scarse comodità e soprattutto, un alto indice di delinquenza, non ci lasciamo spaventare , e con pieno spirito di avventura chiediamo di essere portati ai confini del quartiere Gransabana lontano dai più sicuri e moderni quartieri di Mercedes ed Altamira. Dalla finestra della posada la vista di molte persone tra il mercatino antistante ed i piccoli negozi tenuti come bazar ( tipici di questi quartieri) dove si possono trovare cose di ogni genere, ci invoglia ad uscire. Ma una volta in strada ci ritroviamo in una dimensione per me difficile da raccontare; seduti a terra e sui bordi dei marciapiedi (ricettacolo di sporcizia e infezione) molti ragazzi chiudevano pacchi natalizi con carte regalo di fortuna, altri realizzavano bigliettini augurali disegnando fiori e frasi su pezzi di cartone ritagliati dalle scatole accatastate fuori dal mercato della frutta, chiuso già da due ore.

Questa ed altre scene che qui non sto a precisare, ci ricordano che su tutte le latitudini ci sono persone che pur avendo poco o nulla, il Natale lo vivono come un giorno per donare Amore con un valore che prescinde dall’oggetto con cui “transita”. Così per pudore e rispetto nei confronti di molti popoli che vivono realtà a noi lontane decidiamo di non documentare con foto o filmati. Con la speranza che almeno questa notte ci sia pace e tolleranza, senza rendercene conto, commossi e frastornati dalla difficile realtà, camminiamo sino a perderci in una città oramai deserta. Sono trascorse più di 27h dalla partenza ma la fame ed il sonno vengono attutiti dalla voglia di socializzare; decidiamo di entrare nell’unico locale aperto del quartiere ; quello che per molti potrebbe essere identificato come un o dei peggiori bar di Caracas, è per noi un luogo dove incontrare gente comune che nonostante la stanchezza per il duro lavoro giornaliero, ci coinvolge nel bere e con il susseguirsi dei tanti brindisi, si finisce per parlare di calcio politica musica e donne. Se non fosse per il fatto che abbiamo pagato per 2 bottiglie di birra 0,75€cen sembra di essere in Italia. Intestato il mio nobile havana, mi avvicino a due ragazzi che festeggiano sulla strada con baule e sportelli della loro auto aperti, forse per meglio pubblicizzare il fortissimo suono della loro musica sino ai confini della Colombia !(finiremo per scoprire che in Venezuela c’è un inquinamento acustico dato dal costante e fastidioso suono degli allarmi che ad ogni passaggio delle “autojubox” si avviano e vi segue sino sulla spiaggia…) chiedo:<<>>. Una volta rotto il ghiaccio ci offrono da bere e cordialmente dopo aver sentito che eravamo digiuno, propongono di accompagnarci in auto in una balera tipica venezuelana dove alla assordante musica si unisce il piacere di gustare El Cacique , mentre fra i tavoli volano su tacchi vertiginosi stupende ragazze dalla tipica sensualità latina.


25 Dicembre 2007 Con un jat-lag di 6h scendiamo in strada quando la città ancora dorme, cosi in attesa dell’apertura dei musei, ci sediamo in un caffè. Qui in compagnia di un tassista stanco dal turno appena terminato, due prostitute assonnate ed un tenero vecchietto dai vestiti bisunti che si vedeva offrire una bevanda calda senza proferir parola, mettiamo a punto il percorso e le tappe per i siti da visitare. L’eroe nazionale Simòn Bolivar è una presenza costante nel centro di Caracas, a ogni angolo si trovano luoghi che evocano la sua vita. Desiderosi di scoprire dove nacque ecc., ci mettiamo sulle sue tracce partendo dalla metropolitana Campitolio/El Silencio. Presa l’uscita El Campitolio , usciamo proprio nell’affollato mercato dove ci siamo sentiti coinvolti con il ritmo della città , acquistato il quotidiano ed alcune spezie, seguiamo per Av. Universidad sino a raggiungere la Iglesia de San Francesco, qui in rispettoso silenzioso ricordo le tante persone bisognose vedute in strada la notte della vigilia. Wel mi fa notare che proprio in questa chiesa coloniale S. Bolìvar fu dichiarato El Liberator.

Dalla chiesa in cui si svolsero le onoranze dell’eroe, pieghiamo a sinistra e percorsi due isolati, vediamo la casa natale oggi museo, purtroppo solo dall’esterno in quanto chiusa per restauro. Possiamo però soddisfarci con la visita al museo posto poco più avanti sempre dedicato a Bolìvar: piccolo ma eccellente, spiega le istanze del movimento per l’indipendenza con un gran numero di cimeli bolivariani. Da qui verso nord per un isolato e uno ad ovest per arrivare al cuore simbolico della città vecchia, Plaza Bolivar! Ci sono caraquenos che chiacchierano , bambini intenti a dare grano agli ardillas (scoiattoli neri che vivono tra gli alberi della piazza). Al centro c’è il monumento al generale S. Bolivar(foto1e2), Wel mi spiega che questa grande statua equestre fu fabbricata in Europa, trasportata in Venezuela e poi assemblata e inaugurata nel 1874, dopo che la nave sulla quale viaggiava affondò nell’ Archipièlago de Los Roques.

Questa piazza è uno dei luoghi preferiti dai visitatori politici e dai profeti religiosi, che tengono i lori infervorati comizi e sermoni a un pubblico di passanti( se non ci fosse la “stretta” presenza dalla gendarmeria di Chàvez, sembrerebbe di essere ad Hyde Park). Per caso noto la scritta Campitolio posta sul parabrezza di un Carrito, (piccoli autobus pubblici disastrati, che a fatica circolano su tutto il territorio, coprendo zone che vanno dai sobborghi alle aree metropolitane), alzo la mano e prontamente rallenta facendo segno di salire in corsa. In bilico sui gradini cedevoli per l’usura, chiedo di accostare così da permettere al mio amico di salire; l’autista conscio che per ripartire in salita dovrà chiedere un ulteriore sforzo all’ormai stanco motore, si ferma proprio nel bel mezzo del incrocio; Wel stupito! e con un po’ di amarezza perché costretto ad interrompere la ripresa, attraversa la strada per raggiungerci, sopportando l’assordante clacson di disappunto delle altre auto. Pagata la modica somma di 1bs Fuerte salutiamo augurando buon natale, l’autista si volta ringraziando con un sorriso. A destra del Campitolio Nazional scorgiamo un piccolo cancello da dove si può entrare per vedere il Salòn Elìptico, la sala ovale del Congresso, abbellita da scene delle gloriose battaglie combattute da Bolìvar. Tornati indietro sino alla plaza ci dirigiamo a sinistra sino a scorgere una curioso edificio dipinto di giallo; notato il mio sguardo curioso, Wel leggendo i cenni storici dai suoi preziosi appunti, mi spiega che in origine era una prigione reale tristemente nota, oggi sede del Ministero degli Affari Esteri. Prendiamo la strada che va a nord verso Santa Capilla , dalla chiesa percorriamo un isolato verso est, poi girando a sinistra sul viale pedonale punteggiato dalle cabine telefoniche e caratterizzato dai molti anziani che giocano a scacchi, lo percorriamo tutto sino a trovarci sotto un ponte basso dove notiamo artisti locali vendere le loro opere.

Alzato lo sguardo vediamo il Panteòn Nacional che si erge maestoso in cima a una lunga scala, qui si trova la stravagante tomba del Libertador , che occupa il posto d’onore ed è fiancheggiata da quella di altri venezuelani illustri. Trascorse due ore e mezzo nella città, Wel mi propone di vederla dall’alto, cosi ci portiamo alla base della teleferica dove siamo costretti a fare una lunga fila sotto il sole , sacrificio ricompensato dalle vedute mozzafiato che dal monte El Avilla (2175m) si aprono sulla città di Caracas da un lato e lo straordinario panorama della costa del Mar dei Caribi dall’altro(foto3e4). Da qui c’è la possibilità di scendere con l’altra linea di 7,5Km a Macuto sulla costa, ma a causa del freddo decidiamo di ridiscendere ammirando con stupore la lussureggiante foresta sottostante.

26 Dicembre 2007 Aeroporto di Porlamar Isla Margarita , dopo aver anticipato di tre giorni il rientro al fine di vedere la parte di Caracas moderna, quella dei quartieri ricchi per intenderci, ci precipitiamo verso il deposito bagagli per avere notizie sulle nostre valige. Ci dicono di telefonare l’indomani per sapere se sono arrivate con uno degli altri voli ; dal giorno seguente delusi per il mancato servizio telefonico , siamo andati per sedici giorni tutte le mattine in aeroporto dove ci siamo sentiti dire: arrivano con il prossimo volo… Disagio che ci ha visto costretti ad affittare il materiale non sempre rispondente a quelle che sono le caratteristiche richieste dal nostro livello di kiters. A cinque minuti di taxi dall’aeroporto di Porlamar c’è lo spot di El Yaque , dove i kiters vivono una scomoda realtà. La spiaggia è da sempre monopolio delle scuole di windsurf che non permettono di armare le nostre ali (in nessun momento del giorno, al contrario di quanto riportato su alcuni siti promozionali…) per di più la piccola area a noi dedicata vede spesso la presenza di bagnanti che non lasciano spazio a manovre.

La zona in questione è per altro posta sotto una sporgenza di roccia che si protende in mare per 100m circa, causa di “buchi” di vento che non aiutano il lancio, specie per chi è alle prime armi. Spesso siamo stati costretti a portarci in mare con l’ala sotto braccio , rilasciarla a 35m dalla costa dove il vento è side-shore e rilanciare come si fa notoriamente dall’acqua(foto5). Delusi da questo spot ci uniamo ad un gruppo di escursionisti che salpano alle sette di mattina da Puerto Guamache per l’ Isla Cubagua, il lancero ci dice che lo spot è poco frequentato ed è raggiungibile in circa 45 minuti di navigazione, inoltre troveremo un vento side-off con acqua piatta ma non entrerà prima delle 13,00.

Ne approfittiamo per fare una tappa a Bahia El Guamache , quì è possibile visitare il Parco(foto6), ci consigliano di percorrere in canoa uno dei canali che attraversa la selva di mangrovie sino ad arrivare alla spiaggia dei Flamingo rosa da dove è possibile ammirare gruppi di fenicotteri rosa formare visibili macchie colorate nel mare azzurro. Spettacolo che purtroppo ci è stato raccontato, a causa di un taglio sul tallone (riportato durante lo sbarco), Wel ed io siamo stati costretti a recarci verso l’ingresso del parco dove abbiamo sì usufruito dei servizi di pronto soccorso ma subito la presenza di stranieri che con le loro camicie a fiori invadevano le spiagge rendendole ancor più commerciali. Ci siamo ripresi solo alcune ore più tardi quando come promesso dal nostro lanceros, si è alzato il vento, ed abbiamo potuto sfrecciare completamente soli nella bahia di Cubagua(foto7e8).

Siamo tornati “sull’ isola della pace” altre volte proprio per sfuggire al turismo di massa. Altra interessante alternativa è Isla Coche: spot molto bello abbastanza frequentato sopratutto da kiters di livello medio-esperto, tappa del mondiale PKRA, è situata a 6,3miglia da Playa El Yaque sulla costa sud di Isla Margarita. Raggiungibile in circa 30minuti di barca da El Yaque e Porto Guamache, si sviluppa lungo una superfice di 13km ed ha una popolazione di circa 700 abitanti che vivono di pesca ed artigianato. Il principale centro abitato è San Pedro, ma noi siamo rimasti attratti dalla Playa La Punta , dove l’ampia distesa di sabbia bianca, cinge come un grande abbraccio la bahia costantemente accarezzata da un vento off-shore.(foto9e10)
7 Gennaio 2008 Sono trascorse due settimane,nel ristorante El Rancho de Pablo (Av.Raùl Leoni un piacere “scoprirlo”) seduti al tavolo sotto la tettoia battuta dalla pioggia, mentre il buon Pablito ci prepara il nostro piatto preferito(mero arrosto con patate)(foto11e12), facciamo il punto della situazione:1-niente materiale personale che ci permette di azzardare nuove manovre (la cicatrice ancora presente su di me allarma per la superficialità con cui è fatta la manutenzione dei materiali dati in affitto);2-oggi il cielo è coperto e le previsioni sono pessimistiche per l’ intera settimana,(se accadrà non resterà tempo per altre uscite);3-lo spot di Playa el Yaque “non lo digeriamo” (anche se mette un po’ di vento qui non sarà gran ché!).Terminata la cena appagati per il buon pescato, ecco rispuntare i preziosi appunti di Wel; Abbiamo la possibilità di tornare sul continente e trascorrere i restanti giorni in viaggio fra Salto Angel e le escursioni della Gran Sabana oppure restare sull’isola Margarita a praticare Trekking, Rafting e scoprire nuove emozioni con il Bungee Jumping.

Decidiamo per quest’ultima possibilità che ci vedrà affrontare con ritrovato entusiasmo gli scomodi temporali. Decisione che lascerà il segno per la scoperta di nuove emozioni provate in pieno spirito del Kitetravel.
9 Gennaio 2008 Meno due giorni alla partenza, inaspettatamente arriva la notizia che<<>>:due valige nere lunghe attendono d’essere riscattate in aeroporto ( foto13).Distesi su un piccolo ponte sopra un rio, fisso le pinne alla mia tavola, una specie di ribollire dell’acqua attira la mia attenzione. In un primo momento non capisco cosa sia, data l’ora e la scarsa visibilità, la poca luce dell’illuminazione pubblica fa pensare al movimento dell’acqua o a scarichi. Vedo meglio e scopro che sono larve di zanzare che infestano lo specchio d’acqua, talmente tante che l’acqua sembra che bolla, penso alla terribile Dengue che queste portano.

Per tenerle lontane accendo il mio solito Havana,( amo fumare con tutto il tempo che questo richiede, un modo per far sorgere i pensieri e assaporare la vita), contemplando le volute di fumo ecco l’ispirazione!! L’estate scorsa in Grecia ci siamo stretti la mano con la promessa di ripetere la Mission in Kite da un isola all’altra, quale miglior occasione per alzare l’adrenalina!?. Dopo aver preso le giuste informazioni su direzione del vento e rotta da seguire, Wel ed io siamo d’accordo sul fatto che l’isola di Coche non è poi così lontana… La notte che segue è segnata dal solito allarme che ci accompagna ormai dai primi giorni, in realtà non c’è molta voglia di dormire. Neanche fosse un turno programmato, ci alternavamo alla finestra come due sentinelle , ma le fitte nubi non lasciavano spazio alle stelle. Alzati di buon ora il primo sguardo cade oltre la finestra, piove anche oggi!.Il giorno è segnato dalla solita perturbazione (momenti di sole alternati a pioggia),cosa che non ci impedisce di salire su un Tepui (montagne di arenaria con la sommità pianeggiante e le pareti ripide) da cui si può scorgere Punta Cabo Negro. Restati in zona, scendiamo a Playa Puerto Abajo dove al calar del sole ci rilassiamo con un aperitivo preso sotto le palme, mentre in lontananza risuonava il solito reggaeton. Ripariamo a notte fonda; seduti sul letto con lo sguardo nel vuoto, avvertiamo il disagio di dover riporre il materiale nelle valige da poco ricevute.

11 Gennaio 2008 Ultimo giorno sull’isola Margarita, mi sveglio con un forte calore sul lato destro!, penso a una delle manovre mal riuscite nei giorni scorsi , ma aperti gli occhi noto che la tenda è tutta tirata. Non capisco il motivo visto che Wel ancora dorme, così svogliatamente mi porto ai piedi del letto per accostarla, quando all’improvviso un colpo di vento me la strappa di mano… Per tutti gli dei!!!. Con lo sguardo fisso sulle palme poste ai lati della strada, percorriamo i 30km che separano l’ Av. 4de Mayo con il pontile di Playa el Yaque, senza commentare l’inaspettata giornata di vento e sole (forse, per paura di rompere l’incantesimo ). Arrivati sullo spot, gonfiamo ed armiamo i kite con un occhio sull’isola Coche che oggi non è molto visibile. Direzione e forza ci sembrano essere buone, ma se quella foschia è indice di mancanza di vento, rischiamo di rimanere a largo. Da soli non è consigliabile , sul mare oggi non c’è movimento, mentre in profondità…, meglio non pensarci!, il tempo dei giorni scorsi ha interrotto le corse fra le isole, ferma anche la pesca . Questo ci impedisce di trovare una barca d’appoggio, la tensione è tanta , corriamo inutilmente sul pontile chiedendo se ci sono spedizioni di merce o tour in partenza con rotta Playa La Punta. Da sotto un capanna adibita a bar, un margaritegno nota la mia affannosa ricerca. Dopo averlo convinto della serietà delle mie intenzioni, si propone di arrivare fino giù al villaggio per ingaggiare uno pescatore di sua conoscenza. Percorro freneticamente il pontile , alternando lo sguardo dall’isola al mio orologio (regalato da mia madre come portafortuna di viaggio ), ore 12,55 del 11/01/08 sono trascorsi quindici minuti, dei venticinque concessi al ragazzo.

Una morsa allo stomaco, non credo ai miei occhi! el chico corre a piedi nudi sulla stradina avvicinandosi rapidamente. Chinatosi per poggiare le mani sulle ginocchia, alza il capo e con voce affannata; <>. Le valige sono già chiuse con perizia per sfuggire ai controlli doganali , ci è permesso una sola bottiglia di rum ed una di sigari. Il volo che segnerà la fine delle uscita in kite, almeno sino a primavera, è alle 19,25. Accettare questa amara sconfitta ci sembra impossibile, torniamo vicino alle nostre barre per riavvolgere i cavi. Un ultimo sguardo alla parte estrema dell’isola di Coche, dove saremmo dovuti atterrare.Ore13,15 Due miglia a largo e sopravento alla rotta ideale, si intravede una piccola barca. Mi volto verso le bandiere; sono ancora tese. “Sento” che Wel è con me!.Via in mare ad affrontare il primo tratto più velocemente possibile, non c’è tempo per salti o manovre, dobbiamo portarci all’incrocio con quel natante solitario. E’ indispensabile accostarlo da sottovento altrimenti rischiamo che non ci veda. Attento a valutare la rotta e la velocità con cui naviga, seguo anche Wel che muove al traverso . D’improvviso avverto una pressione fortissima sulle gambe, distratto non ho visto arrivare un’onda anomala che chiudeva su di me, tiro velocemente la barra a dritta, e ne esco con un salto mozzafiato. Sotto di me la tavola resta ad avvitarsi nella schiuma. Planando gradualmente ammaro nelle buie e profonde acque del Oceano Atlantico, con il corpo immerso per metà, avverto una sensazione di impotenza...

Senza esitare inizio la manovra di avvicinamento, e dopo due “lunghi” bordi, recupero la tavola. Wel preoccupato sfrecciava a sinistra puntando su di me , ma rassicurato da un mio segnale, virava per tornare in rotta. Nonostante il sole accecante, riesco a distinguere il nome sullo specchio di poppa, Los Hermanos si allontana alla mia dritta incurante di noi, senza quella distrazione sarei riuscito a passare sulla sua prua per chiedere appoggio(foto14). Ora l’isola di Coche non ha più il velo grigio, soli ma oltre la metà della traversata, non resta che proseguire. Ore 13,37 mentre Playa La Punta collima perfettamente con la prua della mia tavola, abbiamo una caduta di vento di 5/7nodi, iniziamo a muovere i nostri aquiloni per non perdere il tiro. A meno di due miglia dalla lingua di terra che chiude la splendida bahia, avverto una fitta sulla parte interna del mio braccio destro, maledetta Epitrocleite. Stringo i denti e con le braccia stanche doppio felice Playa La Punta. Ore 14,07 con un vento appena sufficiente anche Wel scivola su questo specchio d’acqua dal fondale corallino, con razze squali e molti altri pesci, che definiscono la Bahia. Il tempo sembra essere sospeso…senza dubbio dai paesaggi da togliere il fiato. Viro di 180°! dalla tavola si alza una fascia d’acqua con diverse sfumature di blu… colori surreali del mare.

13 Gennaio 2008 accanto alle scale mobili vedo vertiginosi ascensori, intorno ricche vetrine vengono ispezionate da ragazzi vestiti alla moda. Affacciati da uno dei pianiterrazza seguiamo le lezione di fitness date gratuitamente dabasso nella grande piazza interna, sembra di essere a New York o in qualsiasi altra metropoli globalizzata. Nel centro commerciale di San Ignazio, brindiamo ancora alla nostra Mission!, domani rientriamo in Italia ma il sorriso è ancora stampato sui nostri volti. La notte trascorsa in questo quartiere ci ha fatto conoscere persone economicamente e politicamente esposte, con esse abbiamo scoperto che non siamo più invidiati per il patrimonio culturale ecc., ma spesso derisi per le attività politiche non qualificanti. Quello che più duole è sapere dei molti emigrati, che unici portatori di orgoglio patriottico Italiano, sono costretti a rinnegare i propri natali!!cosa deprecabile, ma a tutt’ oggi necessaria per la sopravvivenza delle loro aziende all'estero.

Per chi si recasse nello splendido Venezuela, ricordate che “ci sono tre tipi di uomini coloro che Vivono, coloro che muoiono, e coloro che vanno per Mare (Platone).” Dunque muovetevi con lo spirito del viaggiatore per Vivere le esperienze di vita quotidiana con tutto quello che ne verrà… per chi andrà più per praticare Kite, meglio un trip a bordo di una barca a vela che vi porterà a contatto con gli elementi della natura, arcipelaghi e coralli; sarete liberi di vivere il Mare in posti da sogno! (foto15e16)

So Bancher G.


Sunday, February 10, 2008

Racconto del mio Kite Travel in Grecia 2007

GRECIA DAL 21/08/07 AL 31/08/07
Meltemi!meltemi!meltemi!....questo è il nome che ricorre su i tanti spot di Kite da luglio a settembre. Meltemi è infatti il nome greco e turco del ben conosciuto vento etesian, che soffia da nord o nordovest attraverso il Mare Egeo.
I venti etesian sono i venti prevalenti ricorrenti nella stagione estiva, che soffiano su larga parte di Grecia, Mare Egeo e Mediterraneo Orientale. Il nome deriva dal greco "etesios", annuale. Soffiano stabilmente da nord o nordovest, portando aria relativamente fresca continentale e cieli sereni tra la fine di maggio e i primi di ottobre.I venti etesian sono generalmente secchi, piuttosto freschi e di intensità moderata, tuttavia possono raggiungere intensità di burrasca soprattutto in mare aperto, raggiungendo la velocità massima nel primo pomeriggio. Il meltemi soffia per la differenza di pressione tra un'alta pressione sui Balcani e una bassa pressione di natura termica sull'Altopiano Anatolico. Durante gli eventi di meltemi più significativi la bassa pressione si può estendere relativamente più a ovest, fino a Rodi e anche Creta, formando aree di calma di vento sottovento alle isole dell'Egeo.
Personalmente ,le code nei trasferimenti, l’innalzamento dei costi estivi e la presenza dell’amato termico in “casa” mi hanno sempre trattenuto dall’armare l’ala nella patria dei profeti. Questa estate però non posso dire di no ad un amico come Dx, al quale ho parlato del mio amore per il kite sin dagli esordi, ed ora mi propone di vivere il kitetravel con il meltemi.
Atterati ad Atene mettiamo al sicuro i bagagli nel deposito del terminal e ci avviamo verso il partenone (raggiungibile dall’aeroporto con i mezzi pubblici in meno di un ora), seguito con attenzione i cenni storici della guida e fatte le foto di rito, ci dirigiamo verso il porto dove ci attende il ferry per Paros.Veniamo accolti da alcuni isolani che ci propongono varie sistemazioni a prezzi inferiori di quelli visti sul web, scegliamo di restare nella zona antistante il porto sia per servizi che per poter vivere meglio l’isola by night. (volendo si può dormire sullo spot dove troverete un unico hotel non proprio economico). Sul nostro bianco terrazzo c’è una azzurra persiana che batte costantemente già dalle primo ore dell’alba…buon giorno Meltemi!! Il tempo di sbrigare le pratiche per il noleggio del quad e siamo già sulla strada che ci porta verso lo spot di Pounda beach, dall’alto la vista di Antiparos ci segnala che il versante è quello giusto. Lo spot è comodo, privo di alberi e di coralli ,la presenza delle due scuole offre assistenza: deposito, affitto materiale, corsi, piccolo ristoro e battello per l’ emergenza in mare. Abbiamo solo 5giorni! Cosi mentre Dx si prepara per la sua prima lezione, con una lunga bolina scarico la tensione accumulata data dalla paura di non trovare vento. Da li in poi la tavola salterà su un chop dalla direzione regolare, non si può dire lo stesso del Meltemi… Durante il giorno l’anemometro ci segnalava 15/20nodi dalle 09,00 alle 12,00 (utili a Dx per le sue prime uscite); drastica caduta dalle12,30 sino alle 15,00(lasso di tempo troppo lungo per chi come me è abituato a fermarsi solo per il tempo di una birra ghiacciata) e incredibile innalzamento di forza con punte di 35nodi alle 16,30circa.
Per chi volesse traversare il canale da Paros ad Antiparos ,l’unico consiglio è quello di fare attenzione alle ore di maggior vento da me sopra citate e di navigare sempre in coppia. Ricordo che il terzo giorno incontrai per caso l’amico Wel che incrociava su quelle acque: uno sguardo all’orizzonte e la costa di antiparos ci sembrava più vicina di quanto descritta da alcune riviste, cosi senza indugio ci siamo diretti sull’altra isola. Vento a dritta per dieci minuti ed atterrati su un piccolo fazzoletto di spiaggia posto fra i molti scogli, ci stringiamo la mano soddisfatti con la promessa di ripetere la mission presso altre latitudini. Abbiamo in mente di spostarci fra le isole di grandi arcipelaghi dove i maggiori rischi saranno convertiti in forti emozioni. Del resto chi come noi ha sposato la filosofia del kitetravel, ha la consapevolezza di rispettare ed accettare situazioni non sempre comode; l’unico modo per appagare il desiderio di vivere a pieno “i colori” delle atre te
rre. .
Saltiamo sulle onde verso Paros sognando già il viaggio che verrà!

Del periodo trascorso mi resta l’emozione della traversata con Wel e la proverbiale allegria di Dx. Insieme abbiamo esplorato l’isola, notando che è la più verde delle cicladi , molto è dovuto alla presenza di bassi vigneti autoctoni dai quali si estrae il vino Meltemi che a differenza del vento da cui prende il nome, era costantemente presente specie nelle ore serali…

BUON VENTO A TUTTI!

Thursday, December 06, 2007

Sunday, December 02, 2007

Saturday, June 03, 2006

SPORT ESTREMI LAZIO SUD



Un po’ di storia
Il kitesurf, ibrido fra aquilone da trazione e surf, è una nuova eccitante disciplina sportiva rivelatasi solo qualche anno fa sulle spiaggia di Maui nelle isole Hawaii, dilagando poi in tutto il mondo. In sostituzione della tradizionale vela da Windsurf si utilizza la potenza sviluppata da aquiloni manovrabili a due o quattro cavi dalle incredibili capacità di trazione, paragonabile a quella di un potente motoscafo, si aggiunge alla notevole forza di trascinamento anche la trazione verticale, permettendo agli atleti salti fino ad ora inimmaginabili.
Nonostante sia solo agli inizi, il kitesurfing ha un’origine lontana nel tempo che si colloca nelle isole indonesiane. In questo secolo va riconosciuta la paternità moderna dello sport ai fratelli Legaignoux, che negli anni ottanta hanno studiato un aquilone per il traino di una tavola da surf, il battesimo ufficiale lo abbiamo nel 1996 quando i primi atleti adattano le tavole da surf alle ali volanti. In questi ultimi dieci anni lo sviluppo tecnico della gamma di ali ha permesso la realizzazione di tavole specifiche per il kite il cui utilizzo dipende dalle condizioni di acqua e vento in cui ci si esprime.

ASPETTANDO IL TERMICO

Chiusa la stagione estiva, per noi appassionati di vento e mare nei giorni di non lavoro è pressoché la stessa noia, i più fortunati discutono dove passare qualche settimana al caldo lontano dal pungente Grecale, altri sulla crescente ricerca di nuove ali, tutti accomunati dal pensiero nostalgico dei giorni trascorsi al “Salto” spot dove si localizza il Termico.
-Spot! dall’ inglese: individuare; riconoscere; localizzare;
-Termico! vento locale che si forma quando l’aria calda, leggera e umida, si scontra con aria più fredda, più pesante e secca e viene sollevata velocemente verso l’alto tanto più rapidamente quanto maggiore è la differenza di temperatura.
Unendo le due cose, ci si trova a scrutare il mare da giugno a settembre fra Terracina e Formia
IL TERMICO DEL “SALTO”

Per salto non intendo i G negativi dati dall’accelerazione verticale che noi Kiters amiamo tanto provare, bensì lo spot meglio noto come il Salto di Fondi, localizzato sulla via Flacca subito dopo Terracina , proprio accanto al distribbutore della ESSO, facilmente riconoscibile sul lato destro venendo da nord. Quando il vento da levante gira a ponente e si combina con l’alta pressione (periodo estivo), da Monte S. Angelo si forma il Termico che persiste sino a sera, offrendo buone condizioni adatte a freestyle e freeride, con un po’ di fortuna si alza anche una discreta onda facile da saltare e surfare.
Lo spot è molto frequentato da kiters e surfisti della zona ed il colpo d’occhio che si ha dalla cima delle dune è veramente spettacolare. Personalmente dopo una lunga giornata fatta di forti emozioni e dispendio di energie, mi sposto nelle quiete della vicina Sperlonga, dal parcheggio-terrazza di levante è difficile rimanere indifferenti alla verticalità del vuoto, si vedono i resti della residenza estiva dell’ imperatore Tiberio, percorro il bel vedere e raggiungo la piazzetta dove trovo un’ atmosfera da salotto ospitale, non resisto e convengo per l’aperitivo. Al calar del sole come in un labirinto di luci ed ombre i vicoli stretti e le lunghe scalinate mi suggeriscono il passeggio, quasi ad ogni angolo una scoperta: affreschi del 400, porte misteriose, un arco fa da cornice all’azzurro del mare che rompe in una delle numerose cavità naturali (dal latino speluncae), ne deriva il nome del paese. Dopo la fontanella piego a destra per iniziare la mia discesa, ma una piccola finestra che da a ponente , “mi dice” : fermati ed ammira! Cosi mentre la spiaggia si denuda ed il giorno stempera in ineguagliabili tramonti, un ultimo kite danza nel vento (sunset+5knots). Resta ancora un barbaglio di sole che stagliato dal Circeo si avviluppa al Pisco Montano, la grande roccia ora sembra una gigantesca torcia che si erge dal mare, risplende il sovrastante Tempio di Giove, qui gli animi dei viandanti intrecciano sospiri accesi dalla pura bellezza.
Esco dal vicolo, traverso il passetto sull’arco che fa da accesso al porticciolo, è l’estrema punta del promontorio di Sperlonga , scorgo la Torre Truglia edificata nel 1532 su una torre romana di avvistamento, da qui percorrendo via del porto godo della vista sulle isole pontine, sotto di me avvisto una prora mi avvicino sino a toccarla, sono in piazza della Fontana, caratterizzata dalla scultura di una prua rostrata tipica delle galere dai cui ombrinali zampilla l’acqua. Abbasso gli occhi e distinguo sotto i piedi una ceramica dipinta a mano, raffigurante la rosa dei venti, vado in direzione NW per 50m e sulla sinistra leggo ristorante Tropical, qui la magia della rocca bianco mediterraneo lascia il posto ai profumi della cucina locale, chiedo di Zio Leo, nessun vincolo di parentela ma il suo animo conviviale e sportivo ci unisce, accadrà anche a Voi!.
+ Questo è un giorno d’estate dove il salmastro ed il termico nato dall’ignoto, mi
lascia per il lungo inverno, un profumo carico di sentimento per il kitesurf che mi fa vivere con orgoglio e prospettiva diversa il mio territorio le cui coste sono ricche di storia .

Prima di mettersi in viaggio per sapere se c’è vento ci si puo' collegare al sito web http://www.hellokite.it , è una centralina che da direzione, intensità massima e media, attiva tutto l'anno.
Per Zio Leo Tel/Fax 0771. 549621 http://www.tropical.it/

ALTRI SPOT LAZIO SUD:

ANZIO:lo spot è la spiaggia posta a Levante del porto, molto caratteristica poichè si trova sul punto più bello di tutto il litorale a ridosso della zona ottocentesca della città. Fate attenzione al traffico di imbarcazioni che accedono all’imbocco del porto. Periodo migliore primavera e autunno, se siete esperti qui vi divertirete con le perturbazioni.
Venti; W- NW Termico estivo che non supera i 10 nodi.

LATINA: Foce Verde si trova al centro di una baia che parte da Torre Astura per arrivare al Circeo, la spiaggia è balneare con fondale sabbioso, fatta attenzione ai frangiflutti si può praticare tutto l’anno, con il passaggio di perturbazioni però si forma un fastidioso shore-break inoltre la corrente intensa può farvi scarrocciare sottovento. Limitatamente a quest’ultima situazione lo Spot è ideale per migliorarsi.
Venti; ruotano da SW a NW in estate è presente il Termico.
Per info : http://www.vedetta.org

SABAUDIA: Torre Paola sulla lunga spiaggia balneare con fondale basso e sabbioso. Per prendere la massima accelerazione del termico bisogna stare a ridosso della montagna, quindi non vi stupite se a soli 300mt. da Torre Paola il vento è debole mentre sotto la montagna si plana, attenzione dunque allo sbocco del lago di Paola non segnalato e frastagliato.
Venti; S-SE (side)

SAN FELICE CIRCEO: Baia Felix , scese le scalette non abbiamo molto spazio per il decollo delle ali, più adatto ai windsurf che comunque devono prestare massima attenzione al trafficato del porto turistico, in oltre la zona interessata da termico è molto limitata, facilmente si abbassa e gira velocemente a maestrale con direzione side-off, appena avvertite la sensazione che il vento stia esaurendosi accostate. Non è certo uno spot per principianti.
Venti; SW (side) mure a dritta W-WNW

VINDICIO: Arrivati a Formia fate attenzione all’indicazione per Vindicio, scesi sulla spiaggia di solo sabbia, una serie di stabilimenti e scuole di windsurf sono a vostra disposizione. E’ uno spot tipicamente estivo dato che con le alte temperature e l’alta pressione si sviluppa uno dei migliori Termici della costa Laziale. Consiglio questo spot non solo a chi vuole imparare in sicurezza ma anche a chi, stanco di rischiare in zone vietate, trova il consenso della capitaneria locale di concerto con il comune di Formia.
VENTO: W (side) mura a dritta, per l’effetto Termico della catena degli Aurunci rinforza nel pomeriggio.

Per informazioni generali sul Litorale Pontino collegarsi al sito: www.litoralepontino.it
dove sono collocate 3 webcam